mercoledì 20 ottobre 2010

Galo: un artista dalle 1000 facce

for Galo life is art and he spends his life sharing his art

Mi trovo al piano superiore di una ex ferramenta, reinventata a galleria d’arte, in compagnia di uno tra gli street artist più famosi in Europa e nel Mondo.
Non siamo a New York, ma alla Galo Art Gallery in via Saluzzo a Torino, ospite del sorprendente Galo. Un ragazzo come tanti altri, che un giorno ha preso il treno giusto trovandosi a riscrivere i muri della street art degli ultimi 20 anni.

Cercando su WIKIPEDIA, alla parola “Galo”, risponde il nome di una tribù del sud-est indiano, lo sai? c'entra qualcosa con il tuo nome?
Si si, lo so, ma non è collegato a questo. Galo è stato preso dal mio cognome, che è Galavagno e di solito nel mondo del graffito e della street art è molto più facile ricordare e scrivere nomi con quattro lettere, quindi ho preso il nome con cui mi chiamavano al liceo e l'ho tenuto.
Prima di diventare un’artista quali a quali studi e lavori ti sei dedicato?
Ho frequentato il liceo scientifico e lo IED qui a Torino, poi ho lavorato un paio d'anni per un agenzia dove facevo lo stagista, un'agenzia pubblicitaria, e per la maggior parte del tempo mi occupavo di fotoritocco. Parallelamente ho iniziato a dipingere, facendo mostre qui in Torino in tre o quattro localini dove c'era un po di movimento. Da lì nel '98 ho organizzato la prima mostra ad Amsterdam, un amico di Torino si era trasferito per studi accademici, un master in letteratura; mi ha trovato questa prima mostra, ed è andata talmente bene che dallo stare 10-15 giorni sono stato un mese.
Insomma, hai avuto subito un grande riscontro.
Si beh era una mostra dove vendevo i pezzi ed ogni giorno dovevo rifare le tele. Andando avanti di questo passo, passando di mostra in mostra di galleria in galleria, da tre mesi sono stato nove anni. All'inizio ogni 3 mesi tornavo, avevo ancora casa e fidanzata, poi sia famiglia che fidanzata mi hanno dato il cosiddetto aut aut, quindi ho scelto il treno giusto e sono rimasto là. Ho chiuso la partita i.v.a. da grafico pubblicitario ed ho aperto quella da artista-pittore. Ho così iniziato ad avere mostre in città.
Mi sembra di capire che ti trovavi in una città aperta molto a questo nuovo tipo di arte.
Conta che in Amsterdam ci saranno almeno 250 gallerie ed è un buco, in tutta Italia credo ce ne siano 3-400 più o meno. Quindi la gente comprava, era contenta, rispondeva bene al mio tipo di fare arte. Ho iniziato anche a viaggiare, sai prendere un aereo ad Amsterdam è come prendere un treno qui a Torino alla fine. In più in quegli anni,verso il duemila con soci e colleghi abbiamo iniziato a dipingere sempre più per strada, e come ci sono quelli che dipingono i treni, come ci sono i taggers che fanno la loro firma, noi dipingevamo il nostro concept, che poteva evolversi, ma alla fine era sempre quello il nostro stile. Stava diventando una sorta di logo.
La prima opera come Galo in assoluto?
Ai tempi del collegio quando annoiato durante l'ora di latino disegnavo a china su fogli Fabriano.
A questo proposito, il tuo disegno parte da un concetto, le tue figure rappresentano qualcosa?
In generale no, sono quasi sempre delle facce, una felice, una sbronza, una arrabbiata, una stupefatta...
Il tuo tratto grafico, la semplicità delle sagome, ricorda molto quello di Keith Haring, piuttosto che quello di Basquiat.
Spesso in tutta la mia vita mi hanno paragonato a maestri quali Keith Haring, Iacovitti, anche Pollok per le basi colorate... sai ce ne sono mille, io “pesco” di qua e di là.
Il tuo artista, se così si può definire, preferito; un artista in particolare che ti ha influenzato più degli altri quale potrebbe essere?
Non c'è, sono proprio tanti. A me piace quello che faccio, mi considero un artista completo nel senso che dipingo la superficie che voglio, che devo dipingere, non penso molto a quello che vado a fare, non schizzo mai prima, se ho una commissione di solito chiedo su che colori devo farla, se caldi o freddi. A me piace molto scegliere i colori, vado nel negozio, bum! prendo compro e quando dipingo: “oh c'è un arancio, ci sta!” sai molto istintivo, e questo sì può esser molto Keith, piuttosto che Ottograph (lui ha appena concluso una mostra nella mia galleria). Però di gente così ce n'è, non penso che lui abbia copiato o si sia ispirato a qualcuno, è un suo tratto distintivo. Dipende anche da cosa sai fare, se hai una mano molto felice, molto accademica, se sei un bravo illustratore o se hai una mano fortunata.
Hai quindi iniziato con eventi locali fino ad arrivare al Primary Flight (n.d.r. un'evento tenutosi a Miami che ha raggruppato oltre 100 artisti street da tutto il mondo con nomi come quelli di Obey e Ron English); cosa pensi sia cambiato nella street art fino ad oggi?
Ci sono tantissimi giovani bravissimi, davvero tanti. Oggi se vai su tre o quattro siti internet vedi cose incredibili, di gente veramente sconosciuta, insomma è ormai un movimento consolidato. Io ho iniziato verso la fine degli anni novanta, oggi sono considerato un po' tra i maestri old school, che erano divisi a “gruppetti”: uno in Olanda, un gruppetto a Londra, uno a Parigi ed eventualmente anche a Milano, insomma iniziava a diffondersi in tutta Europa questo tipo di fare arte.
Ecco dunque a questo mi ricollego: cosa ne pensi del gap tra l'arte americana ed europea?
Mah, vedi gli artisti come ad esempio Shepard Fairley, il quale è considerato uno dei precursori. Lui ha iniziato addirittura negli anni ottanta, ha cominciato a produrre il suo tipo di arte e dato che non era un bravo skater andava nelle situazioni di skate e distribuiva i suoi stickers e posters. Adesso è un manifesto, un'icona, un'idea quasi politica, un esempio su tutti il poster di Obama. In America erano presenti in molti, ma non erano considerati artisti, erano sempre confusi con i graffitari, non erano catalogati come street art di un altro tipo, poster, stickers, dipingere col rullo...erano un po' dei precursori, ed in Europa il primo vero movimento street art è nato alla fine degli anni novanta.
Come imparare questo tipo di fare arte? Dove hai imparato tu?
La scuola è la strada, adesso è più difficile crescere in quella scuola li perché ci sono molte più restrizioni, controlli, telecamere, regole, nuove leggi...castrano parecchio la libertà degli artisti, e questo è dovuto a molteplici motivi, la gente è stufa di tag sui muri, disegni, scarabocchi sui monumenti pubblici, ma la gente non riesce anche a capire la differenza tra arte e vandalismo.

...Forse perché non hanno neanche un metro, non c'è un'adeguata considerazione...
Ed a volte in Italia anche quelli che lo riconoscono fanno in modo di sfruttarla, vedi le case di moda, compagnie che usano la street art, un modo sottile per far soldi. Capisci, è diverso qui, devi proprio spiegare chi sei, da dove vieni, cosa hai fatto...per godere di una sorta di considerazione come artista, e tanti nel momento in cui leggono che hai fatto e fai mostre in tutto il mondo e fai quello da più di 15 anni se ne fanno una ragione, altri invece no, quasi non capiscono con chi stanno parlando.
L'approccio che abbiamo qui in Italia forse è un tantino diverso.
Sì c'è quello che conosce l'amico di amici, che ti presenta un bicchiere sul tavolo e siccome ha un nome c'è chi crede sia arte. L'arte, vedi, la prendi in due modi: o come investimento, perchè sei informato, oppure la compri perché ti piace, ha un prezzo che puo permetterti; ed è questo che ci ricollega alla street art, l'essere popolare, con prezzi accessibili, la trovi per per strada, puoi comprare e portarti a casa una stampa, o addirittura una tela.
Se tu dovessi indicare dei nomi, per quanto riguarda l'arte di strada, che saranno scritti sui libri di storia dell'arte contemporanea, soprattutto in Europa, chi citeresti?
Dunque, in Europa,c'è Jr che fa delle fotografie giganti e che si vedono solo bene dall'alto, è bravissimo. Poi Blu, di sicuro, con i suoi mega murales, Banksy, lui ormai tutto ciò ce fa è oro, ha presentato a New York quattro giorni fa un libro sugli ultimi 10 anni di street art, prodotto dalla Wooster Collective, e la prefazione è scritta da lui. Ha fatto vendere tantissimo già solo per questo. Quindi su di lui è un discorso diverso,è perfino troppo mirato, da parte mia magari c'è anche un discorso di gelosia, ma è lo trovo un tantino troppo commerciale. Ad un livello leggermente inferiore è The London Police (ospitata una loro personale fino ad una settimana fa), miss Swan...poi ce ne sono tanti altri, c'è WKInteract, un parigino geniale. Sono in tanti, Arytz, Gaya, Stainelx, Ripo. Sono bravissimi, bisogna solo vedere dove sono tra due anni. C'è un collettivo londinese, Faile, che ha iniziato cosi, ed ora vendono le loro tele a 4000 euro. Altri dopo due o tre anni esplodono, o altri che si annoiano, non credono più in quello che fanno. Sai ci vuole un approccio nell'arte, che non è: “faccio quella cosa perché si vende” ma “perché mi rappresenta ed è la mia arte, non devo piegarmi per forza alle idee del cliente”. Io sono più per questa scuola.
Tornando a Torino, ed alla tua galleria, perché sei tornato proprio qui?
Perché ho la casa qui, i miei sono di qui, perché negli ultimi anni ho sempre lavorato qui in zona, in uno studio in campagna qui vicino ed adesso sto trasportando tutto qui. Mi piace l'Italia,negli ultimi anni tornavo sempre di più a Torino e piano piano è maturata quest'idea.
Quindi pensi che il mercato si stia muovendo nella direzione giusta?
Non posso ancora sicuramente dirlo perché ho aperto solo da quattro mesi e devo ancora far rientrare tutte le spese & co. Per quanto riguarda la mia arte, la gente sa già che sono qui, ha un punto di riferimento per trovarmi, parlare con me. Sta andando insomma molto bene, ed allo stesso tempo, voglio continuare a tenermi vivo in campo mondiale, le mie esposizioni a Miami, San Francisco, Denver, sono occasioni importanti per me, altrimenti mi rinchiuderei solamente ad organizzare mostre qua ed a fare eventi locali perché in Italia è un po' così.
Come ti vedi fra dieci anni?
[risata] Questa domanda me l'hanno fatta dieci anni fa e la risposta è stata: “mah, non so se sarò ancora vivo...”
Fra dieci anni il mio desiderio è quello di continuare ad aver la galleria, continuando ad avere queste tre o quattro mostre grosse per il mondo ogni anno, e magari avere un attimino più di controllo, più tempo libero. E' stato un grosso passo quello di aprire una mia galleria e quindi devo riorganizzare un po' più gli impegni.
Muro o tela?
Tela, tela assolutamente. Negli ultimi anni ho cominciato a fare sempre meno roba per strada, ci sono nuove regole è più difficile,ho un nome,una volta sai mi scusavo dicendo che fosse una crew spagnola a fare quei disegni [risata], e quindi negli anni mi capiterà sempre meno di disegnare per strada.
Adesso lo fai ancora?
A volte se succede,se ho l'ispirazione.

Palermo loves Torino

La nuova arte palermitana incontra Torino

La forza creativa è qualcosa che, nel bel mezzo di un foglio bianco, crea colore.
La forza creativa è qualcosa che, nel bel mezzo del silenzio, risuona.
La forza creativa è una Palermo che, nel bel mezzo di criminalità, mafia e disoccupazione, attraversa l’Italia e arriva fino a Torino.

Grazie ad un progetto a cura di Tiziana Pantaleo, già collaboratrice per diverse esposizioni siciliane, la potenza creativa della Palermo di dieci artisti contemporanei raggiunge il capoluogo piemontese per mostrarsi nella sua piena forza figurativa: dipinti, quadri-sculture e fotografie sprigionano tutta l'energia di una Sicilia stretta in una vestito di malvivenza che ormai non le appartiene più.

Giuseppe Caracciolo, Gianluca Concialdi, Sergio D'Amore, Martina Di Trapani, Michela Forte, Linda Glorioso, Alessandro Leggio, Carmelo Nicotra, Francesco Tagliavia e Michele Zingales si sono accorti che la vera volontà di esprimere la propria arte non conosce confini territoriali. Così, ospiti del TAC (Temporary Art Cafè) di Torino, “un nuovo spazio dedicato alla contemporaneità declinata in ogni sua forma”, i giovani artisti siciliani sono esposti alla mostra collettiva “PALERMO LOVE♥”, dal 15 settembre al 15 ottobre 2010.
La Palermo di questi giovani ragazzi è riflessa in pennellate piene di colore, nervose e talvolta sfuggenti, in scatti rubati a momenti sospesi nel tempo, in pellami che cuciti diventano inaspettate icone pop.
Un'arte espressa attraverso suggestive ibridazioni antropomorfiche, geometrismi astratti ed eterei paesaggi incontaminati.

La curatrice di questa esposizione, definendo i ragazzi come “i miei artisti, i miei amici”, ha sottolineato l'importanza di creare un ambiente stimolante e sereno a livello creativo, plasmando legami fraternamente artistici. In questo modo ha saputo abilmente combinare tecniche e stili differenti, amalgamandoli e servendoceli sul vassoio di una Torino in costante evoluzione artistica. Ha dato uno spazio e una voce a dieci nuovi modi d'interpretare l'arte, al di là del paese di provenienza, riconoscendo il talento artistico in quanto tale.


http://palermolove.jimdo.com
http://www.contemporarytorinopiemonte.it

Opening
Dal 15 settembre al 15 ottobre 2010, ingresso gratuito.
TAC - Temporary Art Cafè - Piazza Emanuele Filiberto, 11 - Torino
Per info contatti@sugonews.it
tel. 011.56 92 009