mercoledì 22 dicembre 2010

Trentemoller - Miss You



music contains the anwsers about all questions.

RIFLESSIONI ARTISTICHE #1

"..credo che anche loro sappiano che il valore reale delle loro CREAZIONI non sia più di un SOFFIONE fatto in un bagno pubblico con l'odore d'urina che ti schiaffeggia le narici.."

domenica 19 dicembre 2010

"Per esempio, nella Settantesima Est c’è un edificio di pietra grigia dove, ho avuto il mio primo appartamento newyorchese. Era una stanza sola affollata di mobili di scarto, un divano e alcune poltrone paffute, ricoperte di quel particolare velluto rosso e pruriginoso che ricolleghiamo alle giornate d’afa in treno. L’unica finestra dava sulla scala di sicurezza. Ma, anche così, mi si rialzava il morale ogni volta che mi sentivo in tasca la chiave del mio appartamento; per triste che fosse, era un posto mio, il primo, e lì c’erano i miei libri, i barattoli pieni di matite da temperare, tutto quello che mi occorreva (o così almeno pensavo) per diventare lo scrittore che volevo diventare".

(Truman Capote – Colazione da Tiffany)

venerdì 17 dicembre 2010

BORING DAMNED PEOPLE

Boring damned people. All over the earth. Propagating more boring damned people. What a horror show. The earth swarmed with them.
CHARLES BUKOWSKY

mercoledì 20 ottobre 2010

Galo: un artista dalle 1000 facce

for Galo life is art and he spends his life sharing his art

Mi trovo al piano superiore di una ex ferramenta, reinventata a galleria d’arte, in compagnia di uno tra gli street artist più famosi in Europa e nel Mondo.
Non siamo a New York, ma alla Galo Art Gallery in via Saluzzo a Torino, ospite del sorprendente Galo. Un ragazzo come tanti altri, che un giorno ha preso il treno giusto trovandosi a riscrivere i muri della street art degli ultimi 20 anni.

Cercando su WIKIPEDIA, alla parola “Galo”, risponde il nome di una tribù del sud-est indiano, lo sai? c'entra qualcosa con il tuo nome?
Si si, lo so, ma non è collegato a questo. Galo è stato preso dal mio cognome, che è Galavagno e di solito nel mondo del graffito e della street art è molto più facile ricordare e scrivere nomi con quattro lettere, quindi ho preso il nome con cui mi chiamavano al liceo e l'ho tenuto.
Prima di diventare un’artista quali a quali studi e lavori ti sei dedicato?
Ho frequentato il liceo scientifico e lo IED qui a Torino, poi ho lavorato un paio d'anni per un agenzia dove facevo lo stagista, un'agenzia pubblicitaria, e per la maggior parte del tempo mi occupavo di fotoritocco. Parallelamente ho iniziato a dipingere, facendo mostre qui in Torino in tre o quattro localini dove c'era un po di movimento. Da lì nel '98 ho organizzato la prima mostra ad Amsterdam, un amico di Torino si era trasferito per studi accademici, un master in letteratura; mi ha trovato questa prima mostra, ed è andata talmente bene che dallo stare 10-15 giorni sono stato un mese.
Insomma, hai avuto subito un grande riscontro.
Si beh era una mostra dove vendevo i pezzi ed ogni giorno dovevo rifare le tele. Andando avanti di questo passo, passando di mostra in mostra di galleria in galleria, da tre mesi sono stato nove anni. All'inizio ogni 3 mesi tornavo, avevo ancora casa e fidanzata, poi sia famiglia che fidanzata mi hanno dato il cosiddetto aut aut, quindi ho scelto il treno giusto e sono rimasto là. Ho chiuso la partita i.v.a. da grafico pubblicitario ed ho aperto quella da artista-pittore. Ho così iniziato ad avere mostre in città.
Mi sembra di capire che ti trovavi in una città aperta molto a questo nuovo tipo di arte.
Conta che in Amsterdam ci saranno almeno 250 gallerie ed è un buco, in tutta Italia credo ce ne siano 3-400 più o meno. Quindi la gente comprava, era contenta, rispondeva bene al mio tipo di fare arte. Ho iniziato anche a viaggiare, sai prendere un aereo ad Amsterdam è come prendere un treno qui a Torino alla fine. In più in quegli anni,verso il duemila con soci e colleghi abbiamo iniziato a dipingere sempre più per strada, e come ci sono quelli che dipingono i treni, come ci sono i taggers che fanno la loro firma, noi dipingevamo il nostro concept, che poteva evolversi, ma alla fine era sempre quello il nostro stile. Stava diventando una sorta di logo.
La prima opera come Galo in assoluto?
Ai tempi del collegio quando annoiato durante l'ora di latino disegnavo a china su fogli Fabriano.
A questo proposito, il tuo disegno parte da un concetto, le tue figure rappresentano qualcosa?
In generale no, sono quasi sempre delle facce, una felice, una sbronza, una arrabbiata, una stupefatta...
Il tuo tratto grafico, la semplicità delle sagome, ricorda molto quello di Keith Haring, piuttosto che quello di Basquiat.
Spesso in tutta la mia vita mi hanno paragonato a maestri quali Keith Haring, Iacovitti, anche Pollok per le basi colorate... sai ce ne sono mille, io “pesco” di qua e di là.
Il tuo artista, se così si può definire, preferito; un artista in particolare che ti ha influenzato più degli altri quale potrebbe essere?
Non c'è, sono proprio tanti. A me piace quello che faccio, mi considero un artista completo nel senso che dipingo la superficie che voglio, che devo dipingere, non penso molto a quello che vado a fare, non schizzo mai prima, se ho una commissione di solito chiedo su che colori devo farla, se caldi o freddi. A me piace molto scegliere i colori, vado nel negozio, bum! prendo compro e quando dipingo: “oh c'è un arancio, ci sta!” sai molto istintivo, e questo sì può esser molto Keith, piuttosto che Ottograph (lui ha appena concluso una mostra nella mia galleria). Però di gente così ce n'è, non penso che lui abbia copiato o si sia ispirato a qualcuno, è un suo tratto distintivo. Dipende anche da cosa sai fare, se hai una mano molto felice, molto accademica, se sei un bravo illustratore o se hai una mano fortunata.
Hai quindi iniziato con eventi locali fino ad arrivare al Primary Flight (n.d.r. un'evento tenutosi a Miami che ha raggruppato oltre 100 artisti street da tutto il mondo con nomi come quelli di Obey e Ron English); cosa pensi sia cambiato nella street art fino ad oggi?
Ci sono tantissimi giovani bravissimi, davvero tanti. Oggi se vai su tre o quattro siti internet vedi cose incredibili, di gente veramente sconosciuta, insomma è ormai un movimento consolidato. Io ho iniziato verso la fine degli anni novanta, oggi sono considerato un po' tra i maestri old school, che erano divisi a “gruppetti”: uno in Olanda, un gruppetto a Londra, uno a Parigi ed eventualmente anche a Milano, insomma iniziava a diffondersi in tutta Europa questo tipo di fare arte.
Ecco dunque a questo mi ricollego: cosa ne pensi del gap tra l'arte americana ed europea?
Mah, vedi gli artisti come ad esempio Shepard Fairley, il quale è considerato uno dei precursori. Lui ha iniziato addirittura negli anni ottanta, ha cominciato a produrre il suo tipo di arte e dato che non era un bravo skater andava nelle situazioni di skate e distribuiva i suoi stickers e posters. Adesso è un manifesto, un'icona, un'idea quasi politica, un esempio su tutti il poster di Obama. In America erano presenti in molti, ma non erano considerati artisti, erano sempre confusi con i graffitari, non erano catalogati come street art di un altro tipo, poster, stickers, dipingere col rullo...erano un po' dei precursori, ed in Europa il primo vero movimento street art è nato alla fine degli anni novanta.
Come imparare questo tipo di fare arte? Dove hai imparato tu?
La scuola è la strada, adesso è più difficile crescere in quella scuola li perché ci sono molte più restrizioni, controlli, telecamere, regole, nuove leggi...castrano parecchio la libertà degli artisti, e questo è dovuto a molteplici motivi, la gente è stufa di tag sui muri, disegni, scarabocchi sui monumenti pubblici, ma la gente non riesce anche a capire la differenza tra arte e vandalismo.

...Forse perché non hanno neanche un metro, non c'è un'adeguata considerazione...
Ed a volte in Italia anche quelli che lo riconoscono fanno in modo di sfruttarla, vedi le case di moda, compagnie che usano la street art, un modo sottile per far soldi. Capisci, è diverso qui, devi proprio spiegare chi sei, da dove vieni, cosa hai fatto...per godere di una sorta di considerazione come artista, e tanti nel momento in cui leggono che hai fatto e fai mostre in tutto il mondo e fai quello da più di 15 anni se ne fanno una ragione, altri invece no, quasi non capiscono con chi stanno parlando.
L'approccio che abbiamo qui in Italia forse è un tantino diverso.
Sì c'è quello che conosce l'amico di amici, che ti presenta un bicchiere sul tavolo e siccome ha un nome c'è chi crede sia arte. L'arte, vedi, la prendi in due modi: o come investimento, perchè sei informato, oppure la compri perché ti piace, ha un prezzo che puo permetterti; ed è questo che ci ricollega alla street art, l'essere popolare, con prezzi accessibili, la trovi per per strada, puoi comprare e portarti a casa una stampa, o addirittura una tela.
Se tu dovessi indicare dei nomi, per quanto riguarda l'arte di strada, che saranno scritti sui libri di storia dell'arte contemporanea, soprattutto in Europa, chi citeresti?
Dunque, in Europa,c'è Jr che fa delle fotografie giganti e che si vedono solo bene dall'alto, è bravissimo. Poi Blu, di sicuro, con i suoi mega murales, Banksy, lui ormai tutto ciò ce fa è oro, ha presentato a New York quattro giorni fa un libro sugli ultimi 10 anni di street art, prodotto dalla Wooster Collective, e la prefazione è scritta da lui. Ha fatto vendere tantissimo già solo per questo. Quindi su di lui è un discorso diverso,è perfino troppo mirato, da parte mia magari c'è anche un discorso di gelosia, ma è lo trovo un tantino troppo commerciale. Ad un livello leggermente inferiore è The London Police (ospitata una loro personale fino ad una settimana fa), miss Swan...poi ce ne sono tanti altri, c'è WKInteract, un parigino geniale. Sono in tanti, Arytz, Gaya, Stainelx, Ripo. Sono bravissimi, bisogna solo vedere dove sono tra due anni. C'è un collettivo londinese, Faile, che ha iniziato cosi, ed ora vendono le loro tele a 4000 euro. Altri dopo due o tre anni esplodono, o altri che si annoiano, non credono più in quello che fanno. Sai ci vuole un approccio nell'arte, che non è: “faccio quella cosa perché si vende” ma “perché mi rappresenta ed è la mia arte, non devo piegarmi per forza alle idee del cliente”. Io sono più per questa scuola.
Tornando a Torino, ed alla tua galleria, perché sei tornato proprio qui?
Perché ho la casa qui, i miei sono di qui, perché negli ultimi anni ho sempre lavorato qui in zona, in uno studio in campagna qui vicino ed adesso sto trasportando tutto qui. Mi piace l'Italia,negli ultimi anni tornavo sempre di più a Torino e piano piano è maturata quest'idea.
Quindi pensi che il mercato si stia muovendo nella direzione giusta?
Non posso ancora sicuramente dirlo perché ho aperto solo da quattro mesi e devo ancora far rientrare tutte le spese & co. Per quanto riguarda la mia arte, la gente sa già che sono qui, ha un punto di riferimento per trovarmi, parlare con me. Sta andando insomma molto bene, ed allo stesso tempo, voglio continuare a tenermi vivo in campo mondiale, le mie esposizioni a Miami, San Francisco, Denver, sono occasioni importanti per me, altrimenti mi rinchiuderei solamente ad organizzare mostre qua ed a fare eventi locali perché in Italia è un po' così.
Come ti vedi fra dieci anni?
[risata] Questa domanda me l'hanno fatta dieci anni fa e la risposta è stata: “mah, non so se sarò ancora vivo...”
Fra dieci anni il mio desiderio è quello di continuare ad aver la galleria, continuando ad avere queste tre o quattro mostre grosse per il mondo ogni anno, e magari avere un attimino più di controllo, più tempo libero. E' stato un grosso passo quello di aprire una mia galleria e quindi devo riorganizzare un po' più gli impegni.
Muro o tela?
Tela, tela assolutamente. Negli ultimi anni ho cominciato a fare sempre meno roba per strada, ci sono nuove regole è più difficile,ho un nome,una volta sai mi scusavo dicendo che fosse una crew spagnola a fare quei disegni [risata], e quindi negli anni mi capiterà sempre meno di disegnare per strada.
Adesso lo fai ancora?
A volte se succede,se ho l'ispirazione.

Palermo loves Torino

La nuova arte palermitana incontra Torino

La forza creativa è qualcosa che, nel bel mezzo di un foglio bianco, crea colore.
La forza creativa è qualcosa che, nel bel mezzo del silenzio, risuona.
La forza creativa è una Palermo che, nel bel mezzo di criminalità, mafia e disoccupazione, attraversa l’Italia e arriva fino a Torino.

Grazie ad un progetto a cura di Tiziana Pantaleo, già collaboratrice per diverse esposizioni siciliane, la potenza creativa della Palermo di dieci artisti contemporanei raggiunge il capoluogo piemontese per mostrarsi nella sua piena forza figurativa: dipinti, quadri-sculture e fotografie sprigionano tutta l'energia di una Sicilia stretta in una vestito di malvivenza che ormai non le appartiene più.

Giuseppe Caracciolo, Gianluca Concialdi, Sergio D'Amore, Martina Di Trapani, Michela Forte, Linda Glorioso, Alessandro Leggio, Carmelo Nicotra, Francesco Tagliavia e Michele Zingales si sono accorti che la vera volontà di esprimere la propria arte non conosce confini territoriali. Così, ospiti del TAC (Temporary Art Cafè) di Torino, “un nuovo spazio dedicato alla contemporaneità declinata in ogni sua forma”, i giovani artisti siciliani sono esposti alla mostra collettiva “PALERMO LOVE♥”, dal 15 settembre al 15 ottobre 2010.
La Palermo di questi giovani ragazzi è riflessa in pennellate piene di colore, nervose e talvolta sfuggenti, in scatti rubati a momenti sospesi nel tempo, in pellami che cuciti diventano inaspettate icone pop.
Un'arte espressa attraverso suggestive ibridazioni antropomorfiche, geometrismi astratti ed eterei paesaggi incontaminati.

La curatrice di questa esposizione, definendo i ragazzi come “i miei artisti, i miei amici”, ha sottolineato l'importanza di creare un ambiente stimolante e sereno a livello creativo, plasmando legami fraternamente artistici. In questo modo ha saputo abilmente combinare tecniche e stili differenti, amalgamandoli e servendoceli sul vassoio di una Torino in costante evoluzione artistica. Ha dato uno spazio e una voce a dieci nuovi modi d'interpretare l'arte, al di là del paese di provenienza, riconoscendo il talento artistico in quanto tale.


http://palermolove.jimdo.com
http://www.contemporarytorinopiemonte.it

Opening
Dal 15 settembre al 15 ottobre 2010, ingresso gratuito.
TAC - Temporary Art Cafè - Piazza Emanuele Filiberto, 11 - Torino
Per info contatti@sugonews.it
tel. 011.56 92 009

lunedì 20 settembre 2010

MA CHI E' BANKSY?\WHO IS BANKSY?

SOUNDTRACK http://www.youtube.com/watch?v=n2_PxGHBn1U&p=89A06E5939243F60&playnext=1&index=11

Oltre ad essere il massimo esponente della street-art inglese, Banksy è uno tra i più quotati artisti al mondo. Le sue opere sono principalmente composte da stencil, che vengono usati per tappezzare i muri delle città. Ma, chi è Banksy?? Questa è la domanda da un milione di dollari, perché ancora dopo anni nessuno è riuscito a scoprirlo. Qualcuno dice che sia un uomo sulla trentina di nome Robert Banks di Bristol, una contea a sud ovest dell’Inghilterra. Altri invece, sostengono che in realtà Banksy ed il famoso street artist Nick Walker siano la stessa persona e nel maggio dello scorso anno molte riviste d’arte hanno indagato sull’identità segreta di quest’ultimo. Walker ha però smentito come da copione ogni ipotesi, affermando di aver conosciuto Banksy a Bristol verso la fine degli anni novanta. Il mistero si infittisce.
Ci troviamo di fronte ad una sorta di anti-artista, un personaggio che rifiuta di mostrare il suo volto. Forse vuole lasciare più spazio alle sue opere?! Oppure, non è altro che un piano escogitato per alimentare maggiormente l’interesse intorno a lui?? Quello che sappiamo è che, nemmeno una mostra personale tenuta nella sua città natale ha fatto uscire allo scoperto l’artista, abilmente mischiato tra gli addetti ai lavori. Una delle poche persone, forse l’unica che è riuscito a guardare negli occhi Banksy è stato Simon Hattenstone. Il giornalista che nel luglio del 2003 ha avuto modo di intervistarlo in un pub per conto del “The Guardian”, raccogliendo la sua esperienza in un’intervista presente sul sito del quotidiano (http://www.guardian.co.uk/artanddesign/2003/jul/17/art.artsfeatures).

Nel 2005 Banksy si reca in Israele per contestare a suo modo la costruzione del muro che divide i territori occupati. Sul lato palestinese disegna ben 9 opere in stile “Trompe l’Oeil“, uno stile che pur essendo disegnato su uno sfondo piatto dà un senso di terza dimensione. Il filmato dove si può vedere parte della realizzazione, si trova facilmente su YOUTUBE, al link: http://www.youtube.com/watch?v=XXSg8BApBwA&feature=player_embedded.                             
Non contento dei muri però, l’inglese ha anche incontrato il mondo della musica, realizzando la copertina dell’ultimo album dei BLUR:”Think Thank”. Un genio?! Decisamente si. Una persona che è riuscito a prendere l’arte grafica essenzialmente più semplice, trasformandola nel veicolo di mille messaggi contro la nostra società, non può che essere geniale e tra un opera e un'altra, Banksy trova anche il tempo di ridersela. Un suo murale è stato comprato per 30.000 sterline da due collezionisti. Il problema è che l’opera è stata imbrattata da alcuni writers e ci vorranno altri soldi per restaurarla, inoltre Banksy non ha mai autenticato l’opera ed in futuro il murale potrebbe perdere di valore. Se però qualcuno di noi avesse qualche dubbio al riguardo, c'è un sito frutto della mente dell'artista, dove inserendo foto e informazioni riguardanti la nostra personale opera dell'artista dalla bomboletta facile, può farla riconoscere al sito:http://www.pestcontroloffice.com/. Così sapremo se poter gioire, oppure piangere dalla disperazione.

Lui è decisamente una rock-star e il suo nome verrà presto scritto nei libri di storia dell'arte.

D. 


martedì 14 settembre 2010

L'ARTE DI BANSKY /// BANSKY ART

(soundtrack: http://www.youtube.com/watch?v=0ZfgMrhUMGU )

Nel corso degli anni, l'enigmatico Banksy ha cercato di rimanere fuori dalle luci della ribalta. Nonostante abbia catturato l'attenzione di molte celebrità ed il suo lavoro sia oggetto di un diffuso "furto pubblico" nella speranza di fare soldi facili, Banksy raramente ha parlato. Gran Bretagna Il quotidiano The Sun ha parlato con l'artista e guardato alle sue origini, alla sua celebrità. L'articolo nella sua interezza può essere letto nel The Sun, mentre una selezione di brani tratti si può legger qui sotto.

"Ho cominciato a dipingere graffiti quando avevo circa 14 o giù di lì, e la gente chiede sempre, yer, che cosa ti fa fare?
"Ma la questione è stata sempre molto, perché non lo fai?"

"Ho iniziato a dipingere graffiti nel classico stile New York dei grandi lettere e caratteri, ma non sono mai stato molto bravo. Disegnavo sempre le cose o troppo ravvicinate o troppo distanti.

"Così ho dovuto trovare un modo di renderlo più veloce, altrimenti ero fuori".

"Voglio dire che sono molto efficienti,gli stencil. Si arriva a mettere qualcosa in poco tempo ed è difficile che sia pasticciato.

"Quando mi sono trasferito a Londra ho iniziato a dipingere. Non sempre pensato che non ci fosse nulla di male in questo.

"Lei vive in città e tutto il tempo vi sono segni che indicano cosa fare e cartelloni che cercano di vendere qualcosa.

"E ho sempre pensato che era giusto iniziare a rispondere un po', suppongo. Che la città non deve essere solo una conversazione a senso unico. "Non capisco perché dovrei soltanto fare pareti" mi sono detto, così ho iniziato a fare statue e atti di vandalismo che hanno portato ad atti di vandalismo nei parchi. E da lì ha iniziato ad andare davvero.

Uno dei momenti più memorabili della carriera di Banksy è stato quando ha sabotato l'avvio di album musicale di Paris Hilton.

Riuscì a sostituire 500 copie con il suo CD nel settembre 2006. Sulla copertina si sovrappone l'immagine di una testa di cane su Parigi, e ha aggiunto un adesivo che diceva: include brani "Perché sono famosa?Che cosa ho fatto? e Che cosa sono io per?"

Per la prima volta spiega come l'ha tirato fuori. "Avevo parlato con il DJ Danger Mouse di cercare di vandalizzare qualche atto pop o dirottare qualcuno che è stato in classifica.

"E poi all'improvviso abbiamo scoperto che Paris Hilton stava per fare un disco. E abbiamo avuto come tre settimane per girarlo prima che il CD è stato nei negozi.

"E 'stata un'idea che era solo in attesa di Paris Hilton per accadere. Ho pasticciato con la grafica quindi Danger Mouse ha trasformato l'album in questo brano in una lunga dove si ripete solo se stessa più e più volte.

"L'abbiamo confezionato, lo abbiamo messo nelle copertine e quindi io e altri due ragazzi li portarono in tutto il paese.

"ne abbiamo messi fuori 500, che probabilmente si è rivelata una buona percentuale di quanti effettivamente ne fossero stati venduti.Voglio dire, cosa possono fare per lei?

Pensò: "Credo che mi sarebbe piaciuto andare in qualche posto caldo. Così ci siamo ritrovati a Los Angeles, questa città veramente affascinante che ha anche questo lato sporco.

"Ma ... più di ogni altra cosa è il posto più facile del mondo per l'affitto di un elefante." Oggi le opere di Banksy possono costare anche 1 milione di sterline, prendendo un pezzo ad un'asta di Londra con un'offerta telefonica nel 2007.

Banksy ha detto: "Quando i dipinti improvvisamente cominciarono ad andare, io andai in mezzo al nulla e smisi di fare quadri. Ma ... er ... le case d'asta misero in vendita quadri che avevo fatto anni prima ed avevo venduto per pochi soldi. O quadri che avevo scambiato per un taglio di capelli o, yer, un grammo di erba e vedevo un 50 come enorme.

"Ma non posso evitare di pensare che era un po 'più facile quando tutto quello con cui ho dovuto competere era un bidone della spazzatura in un vicolo piuttosto che, sai, un Gainsborough o qualcosa del genere."

Nonostante il successo al di là di suoi sogni più selvaggi, Bansky rimane affettuosamente modesto sul suo lavoro.

"il Graffito è sempre stato una forma d'arte temporanea. È il tuo segno e poi la macchia va via. Voglio dire, la maggior parte è proprio progettato per esser guardato bene da un veicolo in movimento. Non necessariamente nei libri di storia."
M.










Throughout the years, the enigmatic Banksy has sought to remain out of the limelight. Despite capturing the attention of many celebrities and his work being the subject of widespread “public theft” in hopes of making some easy money, Banky has rarely spoken out. Britain’s The Sun newspaper spoke with the artist and touched upon his beginnings, his admissions about being a subpar writer and his stardom. The article in its entirety can be read over at The Sun while a selection of excerpts can be seen below.


“I STARTED painting graffiti when I was about 14 or so, and people always ask, yer know, what makes you do it?
“But the question was always really, why would you not do it?”

“I started painting graffiti in the classic New York style of big letters and characters but I was never very good at it. I always used to get things too close together or too far apart and it used to take me ages.

“So I had to come up with a way of making it quicker, otherwise I was gonna get nicked.”

“I mean they’re very efficient, stencils. You get to put something up in very little time and it’s hard to mess it up.

“When I moved to London I just carried on painting. I never saw that there was anything bad in it.

“You live in the city and all the time there are signs telling you what to do and billboards trying to sell you something.

“And I always felt that it was all right to answer back a little bit, I suppose. That the city shouldn’t just be a one-way conversation “I didn’t see why you’d settle for just walls. So I started vandalising statues and that led to vandalising parks. It just kept going really.

One of the most memorable moments in Banksy’s career was when he sabotaged the launch of Paris Hilton’s music album.

He managed to replace 500 copies with his own CD in September 2006. On the cover he superimposed a picture of a dog’s head over Paris’s and added a sticker that said it included tracks Why Am I Famous?, What Have I Done? and What Am I For?

For the first time he explains how he pulled it off. “I’d been talking to the DJ Danger Mouse about trying to vandalise some pop act or hijack somebody who was in the charts.

“And then suddenly we found out that Paris Hilton was going to make a record. And we had like three weeks to turn it around before the CD was in the shops.

“It was an idea that was just waiting for Paris Hilton to happen. I messed around with the visuals then Danger Mouse sort of turned the album into this one long track where she just repeats herself over and over again.

“We packaged it up, we put it in the cases and then me and two other guys split up and went across the country reverse shoplifting.

“We put out 500 of ‘em, which I think probably turned out to be a fair percentage of what she actually sold. I mean, what can they do you for? Littering? Maybe? I guess?”

He says: “I guess I fancied going somewhere a little bit warmer. So we ended up in Los Angeles and, yer know, it’s this really glamorous town that also has this dirty side to it.

“But… above anything else it’s the easiest place in the world to rent an elephant.” Today Banksy’s works can fetch £1million, with Brad Pitt famously picking up a piece at a London auction with a phone bid in 2007.

Banksy says: “When the paintings suddenly started going for, like, really big money it definitely weirded me out, and I kind of went away to the middle of nowhere and I stopped making any more paintings. But… er… the whole time the auction houses were just selling paintings that I’d done years before and sold for not much money. Or paintings that I traded for a haircut or, yer know, an ounce of weed and they were going for like 50 grand.

“But I can’t help feeling it was a bit easier when all I had to compete against was a dustbin down an alley rather than, you know, a Gainsborough or something.”

Despite success beyond his wildest dreams, Bansky remains endearingly modest about his work.

“Graffiti’s always been a temporary art form. You make your mark and then they scrub it off. I mean, most of it is just designed to look good from a moving vehicle. Not necessarily in the history books.
M.

domenica 12 settembre 2010

IL POETA VESTITO DA TEPPISTA ///THE POET DISGUISED AS AN HOOLIGAN


Personalmente ho sempre considerato Joe Strummer un poeta, capace di raccontare nelle sue canzoni gli aspetti sociali del mondo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.In un certo senso, era anche un po’ come un hooligan il leader dei Clash: pronto a guidare i suoi compagni alla rivolta dall’alto del palco, pronto a lanciarsi in mezzo alla mischia, senza paura di farsi male. Questo suo modo di essere l’ha portato a capire l’importanza che un musicista riveste e fin da subito riuscì a comprendere il vero potere di una canzone, capace di cambiare la visione del mondo per chi l'ascolta. Così, cambiare la visione delle cose divenne la sua massima aspirazione.
Mentre scrivo queste parole, la mia stanza è percorsa dalle note di “Lost in the Supermarket”. La canzone che i CLASH hanno inciso sul loro album di maggiore successo: LONDON CALLING. Tra tutte le canzoni di Strummer & co, questa è forse una tra le più tranquille che abbiano mai suonato. Lentamente, mentre il mondo fuori scorre, le pareti della mia stanza si ovattano. Il ritmo incalza e la voce prepotente di Strummer rompe gli indugi, canta di una sua paura, dice di essersi perso in un Supermercato. Forse si sente solo, perché si accorge che intorno nessuno lo comprende. Nessuno forse lo ha mai compreso fino infondo. Credo che oggi Joe non sarebbe molto contento di sapere che, anche dopo i suoi sforzi, a distanza di anni le cose non accennano a migliorare, anzi peggiorano.
Il futuro non è scritto, le pagine sono ancora vuote, cerchiamo di dare un valore alla nostra vita e non lasciamo incompiuto un sogno di un uomo che si faceva chiamare lo strimpellatore. R.I.P.
D.

martedì 7 settembre 2010

IL FUTURO NON E' SCRITTO

(colonna sonora consigliata :http://www.youtube.com/watch?v=16u0wwCfoJ4)

Joe Strummer, frammenti di suoi discorsi all'interno del film-documentario "the future is unwritten":

" noi lasciamo sempre entrare la gente, perchè il pubblico è nostro amico "
-prima di un concerto, la gente che si è arrampicata alla finestra del loro camerino, viene aiutata a salire ed entrare-

"...è che la gente può cambiare qualsiasi cosa al mondo se lo vuole [...] ma dobbiamo smettere di seguire tutti i nostri piccoli binari "

" senza gli altri non siamo niente "

beh, ben pochi sono come lui, non credi?

giovedì 2 settembre 2010

LA CONSAPEVOLEZZA DEL SENSO CRITICO\THE AWARENESS OF CRITICAL SENSE

(SOUNDTRACK http://www.youtube.com/watch?v=RBq6mHDHSd8)


Quando parliamo d’Arte, ci dimentichiamo di pensare che stiamo parlando di un qualcosa che è frutto della visione di un artista,In pratica lui cerca di comunicare con NOI che lo guardiamo.


L’artista può farci riflettere, ridere, oppure incuriosire, ma siamo noi a decidere. Spesso, quando parli con una persona, capita di non riuscire a capire quello che ti stà dicendo. Magari hai bisogno di altre spiegazioni, allora ti documenti, ne parli ai tuoi amici e ascolti ciò che gli altri dicono, ma spetta a te decidere cosa ritieni più giusto. Ecco, un’opera è un po’ come una persona, è stata messa lì per dirci qualcosa e non è detto che TU lo capisca, magari dovrai cercare su internet, chiedere in giro, ma alla fine sarai sempre TU a decidere. Tutto questo è reso possibile da un meccanismo selettivo che risiede dentro di noi: il SENSO CRITICO. Ecco quale è il problema, per tutta la vita qualcuno al posto nostro ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato. Prima lo chiamiamo GENITORE e poi crescendo ESPERTO. Fortunatamente, arrivati ad un certo punto della vita iniziamo a pensare in maniera autonoma e sviluppiamo il famoso SENSO CRITICO. Da quel giorno, abbiamo il potere di credere in ciò che ci piace, oppure non ci piace e la cosa importante è che siamo NOI a farlo, non gli altri per noi. Cattelan non mi piace? Bene, allora non andrò a vedere una sua mostra. Però, è giusto sapere che al mondo ci sarà sempre qualcuno che, applicando più o meno il suo SENSO CRITICO, continuerà a ritenere belle e accattivanti le opere dell’artista italiano. Magari in un mondo fantastico, potremo decidere che nessuno debba più spendere un soldo per un artista. Però all’artista chi ci pensa? In fondo, se qualcuno acquista una sua opera, non fa altro che ripagare tutti i suoi sacrifici, gli permette di perseguire un suo sogno, senza dover più badare alle spese dell’affitto. No, sinceramente non me la sento di dargli questo dispiacere. Aspetta, pensiamoci un attimo. Ragioniamo. Forse, se non ci fossero più ACQUIRENTI, non ci sarebbero più ARTISTI e senza ARTISTI non ci sarebbero più OPERE e nemmeno le gallerie avrebbero ragione di esistere. Avremo solo più muri vuoti.
Chi pensa di fare buon uso del “senso critico” alzi la mano..TU!? Bene allora tienila così, resisti e prova a combattere, perché è giusto che tutti sappiano quanto poco te ne frega di quello che gli altri considerano giusto nell’arte, tanto sei TU a decidere. Pensiamo consapevolmente e giudichiamo con il NOSTRO senso critico, senza stare ad ascoltare chi con l’arte si arricchisce.


Un giorno un tale ha detto: “Mi piacerebbe non aver visto, né letto, né ascoltato mai niente... e poi creare qualcosa”. Sai come si chiamava quel tale?? Keith Haring.


D.




When we talk about art, we forget to think we're talking about something that is the result of the vision of an artist, in practice he tries to communicate with us that look.



The artist can make us think, laugh, or intrigue, but we decide. Often when we talk to a person happens to be unable to understand what we're saying. Maybe you need more explanation, then you documents, talk to your friends and hear what others say, but it is up to you what you think is more fair. Here, work is a bit 'as a person was put there to tell us something and it is not YOU understand it, maybe you should look on the internet, asking around, but in the end you always you decide. This is made possible by a selective mechanism that resides within us: the critical sense. Here is what is the problem, for life in our place someone tells us what is right and wrong. Before we call parents and then growing EXPERT. Fortunately, arrived at a certain point in life we begin to think independently and develop the famous critical. Since that day, we have the power to believe in what we like or do not like and the important thing is that we who do not others to us. Cattelan I do not like? Well, then I'm not going to see an exhibition. But know that the world is right there will always be someone who, by applying more or less his critical sense, continue to feel beautiful and captivating works of the Italian artist. Maybe in a fantasy world, we can decide that no longer have to spend a penny on an artist. But the artist who thinks? After all, if someone buys one of his works, does nothing but pay off all their sacrifices, allows him to pursue his dream, without having to look after the costs of rent. No, honestly I do not feel that sorry for him. Wait, let's think a moment. Reason. Perhaps if there were more buyers, there would be no ARTISTS ARTISTS and there would be no more works and even the galleries were right to exist. We have only more empty walls.
Who thinks to make good use of the "critical" raise your hand .. YOU!? Well then keep it so, hold on and try to fight, because it is right that everyone knows how little you care what others consider right in art, so you decide. Consciously think and judge with our senses critical to listen to those with no art is enriched.


One day a said: "I would not have seen or read, or heard anything ... and then create something. ".You know that was his name? Keith Haring.


D.

mercoledì 1 settembre 2010

PENSIERI ARTISTICI #1 /// ARTISTIC THOUGHTS #1

( colonna sonora consigliata durante la lettura / recommended soundtrack for the reading : http://www.youtube.com/watch?v=fWjXGh8n2j8 )

C'è una frase di Keith Haring che mi sta facendo parecchio riflettere in questi giorni, e tu lo sai.
C’è un’audience che viene ignorata, ma che non necessariamente è ignorante.” 

Cosa voleva dire secondo te? Forse quello su cui stiamo dibattendo da un po'. L'Arte oggi sta prendendo una piega particolare. E non parlo dell'Arte di strada, quella dei ragazzi, dei giovani artisti che per esprimersi colorano muri con bombolette, dipingono strade con gessetti, usano pali della luce come appendini...parlo di artisti come Cattelan, Hirst, Koons..parlo di Arte di cui non so parlare, forse perché sono ignorante, o forse perché davvero non c'è nulla da dire, già troppo è stato inutilmente detto.

Ma il dubbio sorge spontaneo: perché la gente deve farsi chiarire il significato di un'opera? 

Keith, ci manchi tanto.

Spiega a tutti questi individui che decidono di pagare 40 milioni di euro un'opera del tutto insipida e dal significato celato ai più (dico celato per non dire inesistente) che stanno sbagliando...
Perché la vera audience, il vero pubblico..la maggior parte delle volte non sta in una galleria immacolata ed incomprensibilmente piena di opere costosissime, la maggior parte delle volte non è per nulla ignorante,la maggior parte delle volte non è incurante di ciò che la circonda, forse vorrebbe davvero vivere circondata dall'arte, ma la maggior parte delle volte è solo un po' povera (nelle tasche).

M.



There is a phrase of Keith Haring, which is making me think a lot these days, and you know it.
"There's an audience that is ignored, but that is not necessarily ignorant."
What was he thinking about? Perhaps the one on which we are discussing for a while . Art today is taking a particular fold. And speaking of street art, that of boys, young artists to express themselves with aerosol stain walls, paint the streets with chalk, they use light poles as hangers ... I'm talking about artists like Maurizio Cattelan, Hirst, Koons.. I'm speaking of Art which I'm  not able to speak, maybe because i'm ignorant, or perhaps because there is really nothing to say, it was already too vain said.
But the question arises: why people should be clarified about the meaning of a work?


Keith, we miss you so much.


Explains all these people who decide to pay 40 million euros a work completely tasteless and with a meaning hidden fror the most (I say hidden to non-existent) they are wrong ...
Because the real audience, the real audience .. most of the time is not in a gallery full of works immaculate and incomprehensibly expensive, most of the time is not at all ignorant, most of the time is not unmindful of what there's around, maybe they really want to live surrounded by art, but for the most is just a little poor (in the pockets).
M.

martedì 31 agosto 2010

BAM

Che dire,ottimo nome del resto.
Inaugurata quella che dovrebbe essere la Biennale d'Arte Moderna e Contemporanea in Piemonte.
Ecco, sicuramente la presenza di fumettisti quali Crepax e Cavandoli ci fa capire che l' Arte moderna, per quanto mooolto faticosamente, si sta avvicinando al mondo dell illustrazione?
Perfetto, e che dire, dell'indiscussa superiorità delle opere di the Don, rispetto alle insipide rielaborazioni di Nespolo ed alle foto (peraltro poco chiare ad un qualsiasi spettatore minimamente impreparato sull'autrice)?
Credo che una Biennale d'Arte forse non dovrebbe esporre vicino a tele e sculture di artisti di fama internazionale degli insoliti poster vincitori di concorsi (secondo piano), o mi sbaglio?ma forse l'impronta data era proprio quella di "grafica ed illustrazione"? allora scusami ancora ma proprio non riesco a giustificare la schiacciante superiorità artistica delle opere di Ron English e Shepard Fairey. Non darmi possibili spiegazioni alle domande,solo una tua impressione.

M.

UN GIRO TRA PEPERONI ED ARTE.

Carmagnola si rifà il look per la sagra del PEPERONE e mette in mostra l’arte grafica alla B.A.M.

Cosa ci fanno Ron English e Shepard Fairey a Carmagola, in una giornata calda di fine Agosto? Non è una barzelletta e non si sono nemmeno scomodati per la “SAGRA DEL PEPERONE”, in realtà si mettono in bella mostra alla Biennale di Arte contemporanea e Moderna del Piemonte.

Innanzitutto, doverosi i complimenti per la scelta del nome, onomatopeico e d’impatto, si sposa perfettamente con gli artisti che vengono esposti. Giusto per citare i più famosi: Ugo Nespolo (che è stato “rispolverato” e rielaborato), Guido Crepax (con dietro la sua agguerrita Valentina) e Osvaldo Cavandoli (in compagnia della sua linea).
La mostra, curata dall’attuale Direttore del Museo d’Arte Urbana Edoardo Di Mauro, ospita nei suoi due piani del Palazzo Lomellini, forse i più importanti artisti ed illustratori grafici moderni e contemporanei che hanno (di)segnato la storia del nostro paese, al fianco dei due FUORICLASSE americani arrivati nelle più importanti gallerie mondiali, passando prima dalla strada.
Sicuramente il primo piano dell’ardente palazzo merita maggiore attenzione, soprattutto grazie alle opere provenienti dalla “THE DON GALLERY” di Milano. Al secondo piano invece, oltre alla solita Valentina di Crepax e ad alcune opere di Raffaello Ferrazzi (uno di quegli artisti un po’ irriverenti che prendono l’ULTIMA CENA di Leonardo Da Vinci e gli fanno il verso), troviamo alcune fotografie e disegni grafici francamente incomprensibili, opera dei soliti ignoti che hanno vinto un concorso qualunque.
Personalmente, solo guardando le opere della coppia English-Shepard (e non quelle di Crepax e Cavandoli che disegnavano ormai troppi anni fa) posso comprendere il reale significato dell’arte CONTEMPORANEA. Arte cruda. Arte vera, figlia della strada e cresciuta a ritmo di propagande di protesta, direttamente inserita nel tessuto connettivo della nuova generazione che avanza, fondata sulle paure più profonde dell’animo umano, ma non per questo incomprensibili e invisibili ai meno esperti. Ma in tutto questo, dove erano i giovani? Insomma stiamo parlando di una Biennale del Piemonte mica della Sagra del Peperone, un’occasione come questa è imperdibile; IO per tutto punto ho contato solo 8 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni (inclusi NOI due) presenti all’inaugurazione, metà dei quali era visibilmente interessata, mentre la restante metà si trovava lì per caso. Credevano Ron English inglese e fan di Ronald Mc Donald’s.
A mio avviso, vedere artisti universalmente riconosciuti a stelle e strisce esposti in Carmagnola city mi fa sorridere, ma allo stesso tempo mi fa riflettere su quanto poco venga considerata a Torino (e in Italia) l’arte di strada. In fondo tutto questo non mi sorprende, dato che l’unico momento di VERO interesse da parte dei visitatori, è stato suscitato solo alla vista della scultura di un peperone gigante. Gente affamata dunque, ma non d' Arte.

D.